martedì 9 settembre 2008

eravamo lì per caso

eravamo lì per caso, a quell’ora. di cosa parlo? del Glamroom, il nuovo padiglione, recentemente restylizzato, della Fiera di Vicenza. dopo aver visitato il corpo centrale di Choice, monotono dispiegamento di massa di ori e argenti e pietre preziose in stand blindati e ancorché poco accoglienti, ci siamo prontamente trasferiti, con grazioso e indispensabile servizio di pulmino annesso, braccioli in radica e aria condizionata al massimo – effettivamente sabato pomeriggio a Vicenza c’era un po’ di calura – all’ex Padiglione L ora rinominato, very chic very trendy very beautiful very glamour, GLAMROOM. l’esterno ti accoglie con un rivestimento a pattern molto piacevole, un monolite rosso che baldanzoso svetta nel cielo della sciatta e noiosa zona industriale che lo ospita, il logo tridimensionale e il muro d’edera – lungimirante la Fiera di Vicenza che ha deciso per una scelta bio-architettonica – che nasconde il vecchio ingresso. l’interno ospita il design minimale – con elementi d’arredo bianchi in contrasto con il nero, rosso fragola e il verde ‘foglioline di primavera’ dei muri divisori e dei soffitti, elegantemente posati su moquette a fiori – degli stand, intervallati da zone loungerie con pouf e sedute che ricordano un po’ i set di Spazio 1999. la loungerie principale è uno spazio regolare con origami luccicanti che definiscono i soffitti, pareti retroilluminate e tessuti metallici che delimitano gli spazi e divanetti bicolore dove puoi gustarti un drink. è indubbio che tutto il contesto sia lieve ed elegante, stilisticamente omogeneo e morbidamente accogliente, in poche parole confortevole e, come dice il sito stesso, molto MOOD. ma allora perché – e si sa, la classe non è acqua! in questo caso è thequando mi vedo portare dal mio amico enrico, e non da un cameriere, un the in lattina di quelli che trovi al discount non mi stupisco nel pensare che forse pochi sanno veramente cosa sia un’immagine integrata, omogeneità stilistica? mordida accoglienza?, dove definire anche questo tipo di particolari – il prosecco caldo?, vade retro! – abbia una sua significativa rilevanza. perplessi ci gustiamo le nostre banali e insipie bevande e guardando la fauna da fiera che ci passa davanti, tanti completi e cravatte e tacchi vertiginosi e trucchi e parrucchi, incrociamo anche la presentazione di un film in uscita, tratto da un bel libro di edizioni e/o dal titolo Scontro di civiltà per un ascensore in Piazza Vittorio di Amara Lakhous. il Glamroom Pavillon è ben vero che è uno stanzone rivestito di brillii e luccichii ma è pur sempre parte di un edificio industriale dove l’acustica non è certamente un punto forte. e dargli un microfono a questo povero cristo di regista? magari rosa e verde, in tono con i colori glamour del contesto e le stelle filanti del soffitto? perché, tranne le tre persone nelle immediate vicinanze delle celebrità in questione – chi sarà mai poi Anjel? – nessuno ha sentito una frase intera della presentazione. almeno alla fine uno stuolo di camerieri davvero molto eleganti ci ha servito stuzzichini e beveraggi adeguati alla situazione. e pensare che eravamo lì per caso.

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